«Cultura nel mio locale? È raccontare una storia, storie del mondo che ti appartengono e che fai convogliare attraverso le tante esperienze vissute. Sta a noi raccogliere quello che ci appaga, che amiamo, e raccontare questa avventura ai nostri ospiti». Alberto Magri è chef, sommelier e pittore, ma prima di tutto è l’anima creativa e intensa della Cantina Lemine di Almenno San Salvatore, in provincia di Bergamo.

Il locale è l’espressione delle passioni di uno chef dalla storia originale: cresciuto nel mondo della ristorazione, doppia laurea in Economia e Commercio e Giurisprudenza, amante dall’arte da sempre, in cucina vive e lavora come davanti a un dipinto. «Amo il ritratto, tecnica di narrazione artistica: permette di esprimermi attraverso la luce di uno sguardo – spiega Magri -. Così dipingo come cucino. C’è una prima fase di studio, visionale, emozionale, che parte da una sensazione, da un’esperienza, da un ricordo. Poi c’è la fase empirica, realizzativa: è completamente istintiva e qui lascio correre la mano, sia nell’arte sia nella cucina, dialogando con il piatto che sto creando, con l’opera che sta prendendo forma. Infine – conclude – ecco la fase degustativa: qui sono lo spettatore che trae beneficio dall’osservare la risposta che quanto creato ha nei confronti dei miei ospiti».
Il binomio arte e cibo è il trade union della Cantina Lemine: «Il cibo non come fonte esclusiva di nutrimento del corpo, ma anche e soprattutto come fonte di nutrimento per lo spirito. Bellissimo ed irrinunciabile il concetto secondo cui gli odori, le sensazioni estetiche, tattili e sensoriali siano tra loro intrecciati saldamente, ma oltre a ciò è essenziale l’amore affinché un piatto non sia solo buono ma possa arrivare all’anima di chi lo gusta e di chi lo realizza» spiega ancora lo chef.
Amore che è passione, cultura all’accoglienza: «Per questo motivo ho creato un locale che sia più vicino all’abitazione dei propri sogni piuttosto che ad un ristorante». Il locale è ricavato da una villa completamente immersa nel verde e cuore del ristorante è la cantina, che ospita circa 300 etichette. «Qui viene servito l’aperitivo ed è proposta una selezione di salumi e formaggi che di volta in volta sono differenti a seconda delle scoperte gastronomiche dei miei viaggi – continua Magri -. Fare cultura in cucina significa continuare a scoprire, a cercare, a stupire e stupirsi».
Nel vino, così come nel cibo: «La mia è una cucina creativa che però vuole puntare al rispetto del sapore, della semplicità del piatto – spiega -. Amo molto la cucina di mare, per la sua intensità nei sapori, la sua semplice meraviglia».
Noto per il pesce crudo, il ristorante in carta ha anche la possibilità di un menù a sorpresa: «Quello che lo chef prenderebbe se fosse seduto accanto a voi, con il gusto dell’attesa e della curiosità» sorride Magri che ama molto il suo piatto «Tonno di Bergamo»: «Al posto della Loanghina con cipolla, il tonno con due tipi di cipolle». Il tutto innaffiato da vini di etichette emergenti, che Magri cerca, selezionando piccole cantine, nuove proposte. «Come se si fosse continuamente a scuola: si studia, si prova, si condivide. La bellezza sta nello spirito che si acquisisce da questo continuo studio». Magri ne è certo: «La mente aperta alla meraviglia».

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